Il tour europeo del cantautore brasiliano parte dal Festival di Ravello.
Show su Vinicius de Moraes Antonio Pecci Filho, in arte Toquinho
SALERNO - «La musica napoletana e quella brasiliana sono stili unici al mondo». Antonio Pecci Filho, in arte Toquinho, suona stasera alle 21.45 al Festival di Ravello. E ribadisce l’amore per le due culture a cui è legato, quella familiare dell’Italia del Sud e quella carioca, che ha spesso intrecciato interpretando canzoni della tradizione napoletana. A Ravello apre il tour europeo con la chitarrista Badi Assad in uno spettacolo su Vinicius de Moraes.
Che sensazione le dà suonare in un festival di origine classica? «Sono orgoglioso di essere al Festival di Ravello, famoso in tutto il mondo. E il tema di quest’anno, la follia, sembra scelto a posta per la mia storia».
La Bossa Nova, a cui ha dedicato la sua vita, è una delle musiche classiche del ‘900? «La Bossa è stata una grande innovazione della musica del ‘900, dovuta a Jobim, Vinicius e a tanti altri autori brasiliani e italiani degli anni ’60 come il compositore napoletano Salve D’Esposito di Anema e core ».
Il tema della follia cade nel trentennale della morte di de Moraes, di cui riprende «La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria». Quale era la follia di Vinicius? «Vinicius aveva una grande vena poetica unita a una straordinaria voglia di vivere, un connubio che a volte può generare sospetto».
Ha sempre rivendicato le sue origini. Che emozione le regala ancora suonare in questa terra? «Amo l’Italia, i profumi, i paesaggi, la solarità. Ritorno sempre con piacere nella terra dei miei avi, che lasciarono Toro, nel Molise, per emigrare in Brasile».
Non a caso ha inserito Napoli nel suo repertorio, «Anema e core» con Vinicius e Ornella Vanoni.«Amo molto la canzone napoletana e sono orgoglioso di aver lavorato con Murolo, un pezzo di storia della vostra musica.
"Anema e core" poi è una Bossa, ricca di sonorità non solo napoletana.
La canto e penso al mare, al sole, alla gioia di vivere».
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